“Il Comune di Pomezia deve cessare la condotta discriminatoria (nei confronti delle persone con disabilità NDR) mediante l’adozione del PEBA“.
Questo stralcio della sentenza emessa il 13 dicembre dal Tribunale di Roma condanna il Comune di Pomezia per la tardiva adozione del PEBA e all’eliminazione delle barriere architettoniche presenti nel Comune.
Tutto iniziò nel 2019. In quell’anno infatti la cellula di Pomezia dell’Associazione Luca Coscioni depositò un ricorso per la tardiva adozione del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).
La decisione del Tribunale di Roma ha imposto la rimozione delle barriere architettoniche, elencate nella perizia dell’Architetto Paolo Moscogiuri, entro il 31 dicembre del 2023.
La storica sentenza è un passo avanti verso l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Ma il Comune di Pomezia non è una mosca bianca in un’Italia priva di barriere architettoniche.
Il diritto all’accessibilità, previsto dall’articolo 9 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, si scontra ancora con numerosi ostacoli urbani alla mobilità e con la scarsità di montacarichi e ascensori per l’accesso a stazioni e metropolitane.
Nel caso del Comune di Pomezia per la formulazione del PEBA, è stato disposto il ricorso al giudice amministrativo.
L’Avvocato Alessandro Gerardi, curatore della causa, ha dichiarato:
Quella emessa dal Tribunale di Roma è la prima sentenza con la quale viene stabilito chiaramente che la mancata adozione del PEBA costituisce una condotta discriminatoria collettiva verso le persone con disabilità.
L’Associazione Luca Coscioni sarà ascoltata nella redazione del piano programmatico per la rimozione delle barriere architettoniche del Comune.