Violenza sessuale su minorenne, sequestro, rapina e lesioni con l’aggravante della crudeltà. Daniele Nuori, buttafuori di Pomezia, è stato condannato ieri, con questi capi d’imputazione, a 16 anni di carcere.
I fatti al centro del processo risalgono a dicembre 2019, quando la vittima, all’epoca 17enne, e i genitori hanno denunciato Nuori ai Carabinieri. L’uomo, a seguito di indagini, fu arrestato nella primavera del 2020, in pieno lockdown.
VIOLENZA SESSUALE SU MINORENNE: LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Nuori e la vittima si erano conosciuti in una discoteca del viterbese dove l’uomo lavorava come buttafuori. L’uomo, all’epoca dei fatti poco più che ventenne, in seguito ha ricercato la ragazza sui social, chiedendole di uscire. Il piano del buttafuori era semplice: fingere un sano interesse verso di lei, manipolarla e infine violentarla alla prima occasione utile.
Una manipolazione lenta e metodica terminata addirittura con il fidanzamento dei due.
Da qui in poi per la vittima è l’inizio di un vero e proprio incubo, sfociato in un sequestro in un motel. La ragazza qui è stata privata del cellulare, minacciata, picchiata e stuprata ripetutamente. In seguito, Nuori ha iniziato a minacciare anche i genitori della diciassettenne, quando questi iniziavano a notare il malessere della figlia e diversi lividi sul suo corpo. Minacce ai genitori culminate poi in una vera e propria aggressione per la quale Nuori venne arrestato.
VIOLENZA SESSUALE SU MINORENNE: LA PRESUNTA INFERMITÀ MENTALE DEL VIOLENTATORE
Nuori, poco dopo l’arresto, venne trasferito dal carcere al ricovero in una Rems, in quanto giudicato seminfermo di mente secondo una prima consulenza. È stato rimesso in libertà lo scorso 21 settembre dopo che un’ulteriore perizia disposta dal tribunale lo ha giudicato perfettamente capace di intendere e di volere, come segnalato durante l’estate dagli psichiatri responsabili della struttura, che per questo ne hanno chiesto le “dimissioni”.
La pm Chiara Capezzuto. lo scorso 20 settembre, in concomitanza con la richiesta di revoca della misura del ricovero in Rems, ha chiesto per l’imputato la custodia cautelare in carcere, per il rischio di reiterazione del reato. La richiesta, però, non è stata accolta e così il giovane ha ottenuto la libertà pochi giorni prima della sentenza di condanna di primo grado.
VIOLENZA SESSUALE SU MINORENNE: UN VERO E PROPRIO MODUS OPERANDI CON PIÙ VITTIME
Secondo i periti nominati dal Tribunale, Nuori era capace di intendere e di volere all’epoca dei fatti. In aula sono state sentite a porte chiuse una ragazza e la madre di lei, entrambe romane, che denunciarono l’imputato nei primi mesi del 2020 per una vicenda analoga che si consumò nella capitale.
La ragazza ha detto di essere stata contattata dal buttafuori via Facebook, con la scusa di averla notata in discoteca. Ci sarebbero poi stati i primi incontri e le violenze, raccontate dalla giovane tra lacrime e singhiozzi. “È impressionante come entrambe le ragazze, pur non conoscendosi, abbiano detto le stesse identiche cose, a dimostrazione di come l’imputato agisse secondo un preciso schema e copione“, commenta l’avvocato di parte civile che rappresenta la 17enne di Pomezia e i suoi genitori.
LA CONDANNA
Nuori è stato condannato nel tardo pomeriggio di ieri alla pena di 16 anni di reclusione e a una provvisionale di diecimila euro ciascuno alle parti civili. E’ stata inoltre disposta la misura della sorveglianza speciale per tre anni.
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